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Non è più tempo di ciliegie

Non è più tempo di ciliegie

Era maggio, tempo di ciliegie. Poco più di un anno fa, il consiglio comunale di Pescara bocciò il registro delle unioni civili.
Ci furono posizioni non scontate, come quelle dei cattolici che scelsero di appoggiare il registro per tutte le unioni, anche quelle omosessuali.
Non mancarono le ostilità e neanche le battute, come quelle di un consigliere che oggi deve chiarire alla giustizia la propria posizione su certi giri di prostituzione.
L’aula era gremita e, nonostante l’esito, per noi (che lanciammo l’idea del registro) fu un giorno importante: trovammo calore e appoggi per le nostre future iniziative. Abbiamo stretto un bel rapporto con il più importante tra i sindacati, la CGIL, e con altre associazioni.
Tra pochi giorni tornerà in Consiglio la proposta di delibera istitutiva del registro delle unioni civili. La portano i consiglieri (Acerbo, Arcuri e Di Nisio) più sensibili verso il tema dei diritti civili.
Li ringraziamo. È una prova di attenzione e di determinazione.
Il Consiglio discuterà, si dividerà e deciderà e ci auguriamo che il livello di attenzione sia più alto di allora.
Ma al sindaco (che silenziosamente lo scorso anno votò contro il registro) e ai consiglieri diciamo che non è più il tempo delle ciliegie.
Il registro delle unioni civili è un passo intermedio, una scelta di civiltà che una città può fare.
Ma i passi da fare sono ben altri.
La coalizione progressista che governa il Paese tentenna sui PACS mentre Ruini e il papa non perdono occasione per invitare all’esclusione dalle norme statali sulla famiglia delle coppie non tradizionali.
Siamo il Paese dove l’estensione del diritto d’asilo approvata a fine settembre dalla Camera in adeguamento alla normativa comunitaria può scatenare le ire di un Calderoli che paventa epiche invasioni da parte di omosessuali perseguitati nei propri paesi d’origine.
Siamo il Paese dove… mentre nel resto dell’Europa le leggi sul diritto di famiglia da tempo includono e non escludono, dove due persone omosessuali possono godere della stessa protezione sociale delle coppie eterosessuali.
E siamo la regione dove, nonostante le belle parole di Del Turco in campagna elettorale, l’articolo 7 del nuovo Statuto abruzzese «riconosce il valore fondamentale della famiglia come luogo di promozione sociale di sviluppo e tutela della persona», ma non «promuove il riconoscimento delle altre forme di stabile convivenza affettiva» (questo semplice emendamento proposto da Rifondazione Comunista non è infatti stato recepito).
Non è più tempo di ciliegie. Il dibattito sul registro delle unioni civili merita attenzione, sapendo però che è argomento passato: se il consiglio comunale dovesse nuovamente bocciare il registro, si collocherebbe in una ridicola preistoria culturale, millenni lontana da quell’Europa in ogni occasione sbandierata come prossima, vicina, locale, alle porte et cetera et cetera et cetera… l’Europa buona per i mercati ma non per i diritti.
La politica mostrerebbe la propria incapacità di produrre una sintesi sul piano civile (e questo è il compito della politica) capace di far convivere le sensibilità laica e religiosa (peraltro, quest’ultima, neanche monoliticamente ostile al riconoscimento della pari dignità, davanti allo Stato, delle coppie tradizionali e di quelle atipiche ormai di fatto tipiche).
E dimostrerebbe ancora una volta di non conoscere l’ABC dei sentimenti.
A metà settembre i quotidiani locali hanno pubblicato un’inchiesta condotta dal Centro di psicologia clinica della ASL su un campione significativo di giovani pescaresi.
I ricercatori hanno quantificato la scala dei valori ed è emerso che amore e famiglia primeggiano rispettivamente con il 20,9% e il 20,3% delle risposte, seguiti dall’amicizia (15%) e dalla cultura (8,5%).
In vario modo, tra i giovani l’affettività conta più di ogni altra cosa e la famiglia (che i giovani conoscono prevalentemente nella sua dimensione tradizionale e a volte anche nelle sue miserie), pur se solo per un quinto degli intervistati sta in vetta alla scala dei valori, rientra probabilmente proprio nella dimensione dell’affettività.
Impari la politica a cogliere questi segnali e a far passi conseguenti.
Non è più tempo di ciliegie. Noi di Jonathan stiamo lavorando sodo per costruire percorsi di accoglienza e di inclusione, rapporti con altre associazioni e azioni nella società (il 1 dicembre, giornata mondiale della lotta contro l’AIDS, ci vedrà impegnati per il terzo anno sull’unica iniziativa a scala regionale).
Non è più tempo di ciliegie. Se il consiglio comunale di Pescara bocciasse ancora il registro delle unioni civili, regaleremmo al sindaco una clava, simbolo della preistoria culturale nella quale le istituzioni della nostra città sceglierebbero di collocarsi.

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